Sono passati già due anni da quando AFRICREATIVA ha fatto la sua comparsa nella blogsfera! Mi sembra ieri quando ho scritto il primo post!
AFRICREATIVA è nata per condividere con voi le mie due grandi passioni: l'AFRICA e la CREATIVITÀ.
E' nato per parlare dei bimbi malati di cuore della Guinea Bissau e per far conoscere il Progetto con cui cerchiamo di aiutarli.
E' nato per ...
Mi ha portato tanta soddisfazione e mi ha fatto conoscere tante persone splendide.
Persone generose che mi hanno inviato le loro creazioni per i miei mercatini a favore dei bimbi cardiopatici della Guinea Bissau. Persone sensibili che hanno gioito con me quando i bimbi sono guariti e hanno pianto quando, purtroppo, qualcuno di loro è diventato un angelo.
Persone con le quali si è creato un legame speciale nonostante la distanza.
Grazie. Grazie di cuore.
Vi lascio uno dei primi racconti che ho scritto. Parla della mia Africa, naturalmente, e dice qualcosa della mia esperienza come laica missionaria in quella terra.
spero vi piaccia.
NON SONO UNA SCAMORZA, IO!
Le bimbe, però, prediligono la scamorza!
Ogni volta che la compro o che le bimbe la nominano, il primo pensiero va sempre a quel pomeriggio in Africa...
Era il 30 ottobre del '92 (la data si è stampata nella mia memoria!): ero arrivata da poco in Guinea Bissau (Africa occidentale) come laica missionaria in un progetto gestito dal Centro Missionario Diocesano di Verona.
Vivevamo in quattro a Cafal, un villaggio nel profondo sud, e ci occupavamo di orticoltura, pesca e magazzini del riso.
Lavoravamo in 13 villaggi e quel giorno, io e Sisto (un ragazzo che era nel progetto già da due anni ed era un incrocio tra Indiana Jones, Rambo ed un orso bruno!!!) dovevamo andare in moto nel villaggio più lontano (ad un'ora circa di distanza).
All'andata nessun problema, nonostante la strada sterrata fosse tutta una buca; al ritorno, però, dopo una ventina di minuti....BUM!!! scoppia una ruota.
Non era l'epoca del cellulare e non ci eravamo ancora dotati di radio portatili.
Avvisare a casa perché ci venissero a prendere era impossibile; trovare un altro passaggio pure: l'auto del progetto era l'unica nel giro di chilometri e chilometri!
Non ci restava che fare come la maggior parte degli abitanti di quel bellissimo continente: tornare a piedi!
Lasciata la moto in un villaggio, decidiamo di tagliare attraverso le "bolagne" (risaie) per abbreviare il cammino (erano già le 16 e il buio sarebbe arrivato presto).
Ci incamminiamo sul sentiero ma ci fermiamo continuamente perché ogni persona che ci incontra ci chiede che fine ha fatto la moto.
Dopo esserci dissetati ad una fonte (tendenzialmente evitavamo l'acqua dei villaggi per paura delle infezioni ma le borracce ormai erano vuote ed il caldo opprimente), riprendiamo il cammino e ci inoltriamo nella risaia.
Si deve camminare sullo stretto rialzo di terra fangosa che delimita i vari appezzamenti e non è certo un cammino agevole. Sisto mi dice subito di avvisarlo se sono in difficoltà.
" Caspita!" - penso dentro di me - "ma io ho fatto la scout! Sono una dura, non una pappamolle!"
Lo guardo e dico la mitica frase che mi resterà incollata per tutti i due anni e mezzo del mio servizio a Cafal: " NON SONO MICA UNA SCAMORZA IO!!!!
Non l'avessi mai detto! Da quel momento ogni occasione è buona per ripetermelo!
Sisto è alto quasi due metri e io poco più di 1,60, quindi potete immaginare l'ampiezza del suo passo rispetto al mio. Ogni volta che restavo indietro si voltava e, imitando la mia voce, mi diceva: "Tanto io non sono una scamorza!"
L'avrei fulminato! Gli ho chiesto, allora, se era sempre così gentile con le donne e lui ha tirato fuori tutta la solita storia della parità dei sessi ed ha anche aggiunto che era per questo che non aveva la morosa.
"Ma non mi dire!" - ho pensato io.
Per fortuna, dopo poco, abbiamo incontrato una donna con un carico pesante sulla testa che camminava davanti a Sisto e l'ha costretto a rallentare; sono riuscita a raggiungerlo.
Dopo una mezz'ora abbiamo dovuto scendere nella "lama"(fango) per arrivare sul "rio" (piccolo corso d'acqua) dove una canoa ci avrebbe traghettato dall'altra parte.
Il fango mi arrivava fino alle cosce ed era talmente vischioso che era difficilissimo uscirne.
Per fortuna, attaccandomi agli arbusti lì accanto, ce l'ho fatta a guadagnare la riva sotto lo sguardo sornione di Sisto che ripeteva sotto voce: "Non sono una scamorza, io!"
C'erano alcune donne sulla riva che attendevano la canoa come noi. Non avete idea degli sguardi di compatimento che mi lanciavano! Non so cosa pensassero della parità dei sessi, ma certo, quel giorno, non mi invidiavano!
Dieci minuti in piedi su una canoa traballante, ricavata da un tronco d'albero, e scendiamo dall'altra parte. Anche là una distesa di fango!
Metto giù il piede e si incastra sotto un ramo nascosto.
C'è voluto del bello e del buono per uscirne!! (e tutta da sola, naturalmente!)
Dopo il fango un'altra mezz'ora di risaia e ancora un a sacco di battute sulla scamorza.
Alla fine, dopo 3 ore circa siamo rientrati a casa, sfiniti e ricoperti di fango ma... con la consapevolezza che, a Cafal, sarei rimasta una SCAMORZA per sempre!!!!
Spero che questo racconto vi sia piaciuto.
Per festeggiare con voi questo traguardo assegnerò un numero a tutti quelli che mi lasceranno un commento ed il prossimo martedì (1 marzo) estrarrò un vincitore al quale invierò questa mia creazione:
Non c'è nessuna regola per partecipare e non è necessario essere mio follower (ma se qualcuno vorrà aggiungersi alla cerchia mi farà piacere, naturalmente!)
Vi chiedo solo, se avete voglia, di mettere nel vostro blog (dove volete) il banner con il link al mio post. Grazie di cuore!
A presto
Maria "la scamorzetta" ;-)))